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Coronavirus: l’ansia ci aiuta a rispettare le regole

Il sindaco di Milano Beppe Sala, giorni fa, in un video rivolto alla cittadinanza ha chiesto la sospensione dell’aggiornamento quotidiano dei dati sui contagi. Eppure mantenere una “giusta” quota di ansia ci motiva ad adottare i comportamenti salvavita raccomandati da scienziati e istituzioni e a sviluppare il complesso processo di accettazione necessario per tollerare la difficile realtà che stiamo vivendo.

Il sindaco di Milano Beppe Sala, giorni fa, in un video rivolto alla cittadinanza ha chiesto la sospensione dell’aggiornamento quotidiano dei dati sui contagi. L’invito, sotto forma di riflessione, lo fa citando il professor Silvio Garattini e spiega in questo modo il motivo della sua richiesta: “Sarebbe meglio comunicare le cifre ogni tre o quattro giorni, ragionare sulla giornata rischia di creare solo ansia tra la gente”. Mi sembra utile introdurre una riflessione sul ruolo dell’ansia e della paura nell’organismo umano.

Ansia e paura

L’ansia e la paura, come è noto, sono delle emozioni universali, cioè degli stati interni fisici – le emozioni si sentono nel corpo – predisposti geneticamente che svolgono delle funzioni necessarie per la sopravvivenza degli esseri umani. In particolare definiamo l’ansia come una sensazione di attesa di qualcosa di indefinito o un’irrequietezza psichica che ci segnala la presenza di un pericolo per la sopravvivenza. Il senso del pericolo in questo caso sembra indefinito. Mentre la paura è considerata un’emozione di minaccia più intensa, che si prova alla presenza di un pericolo chiaro. Vedo un leone davanti a me e provo paura.  

Questo significa che in assenza di un buon funzionamento delle emozioni di ansia e di paura, in certe situazioni, potremmo esporci a dei pericoli reali senza averne consapevolezza e senza preparare le “armi” per difenderci. Inoltre, dicono gli studiosi, un certo tipo di ansia può essere utile, non solo in presenza di un pericolo per la sopravvivenza, ma anche in alcune attività che richiedono concentrazione e attenzione. Se fossimo completamente rilassati in una situazioni quali un esame o una partita di tennis, ad esempio, potremmo non dare il meglio.

La presenza di una paura eccessiva, al contrario, compromette ogni tipo di prestazione, perché la persona con emozioni molto elevate si concentra solitamente sui sintomi emotivi, anziché sul compito che sta facendo e prova un impulso a fuggire difficile da gestire e finisce spesso per essere disattento o confondersi più facilmente. Infine un’eccessiva quota di ansia e paura, ricordano i medici in questi giorni, potrebbe attivare il nostro sistema neurovegetativo autonomo e mettere in circolo adrenalina, noradrenalina e cortisolo, tutte sostanze che mettono sotto stress il sistema immunitario.

Il sindaco di Milano con l’intenzione di prevenire l’ansia della gente, con le sue riflessioni, cercava forse di proteggere le persone dallo stress del sistema immunitario per non renderle fragili al contagio o forse voleva evitare nuove fughe dalla città, come è successo con i giovani tornati al Sud e che sono finiti a contagiare i loro familiari. Sembra un’intenzione condivisibile. Ma queste dichiarazioni ci portano a riflettere ancora su un certo atteggiamento di alcuni politici che tendono a rassicurare e a “nascondere”. Proviamo ad analizzarne le conseguenze.

Una sfida inusuale per la nostra società

Tutt’a un tratto ci siamo dovuti fermare e abbiamo dovuto rinunciare a una serie di equilibri costruiti nel tempo. Abbiamo dovuto rinunciare ad andare al lavoro, vedere colleghi, vedere amici, nonni o genitori anziani che in questo momento avrebbero di certo bisogno di noi, abbiamo dovuto cambiare il modo di trascorrere il tempo, non ci sono cinema, teatri, concerti, non ci sono passeggiate al centro della città o nei parchi e non possiamo andare a fare shopping.

Siamo stati costretti a vivere in uno spazio ridotto, improvvisamente, a volte condiviso con i nostri familiari o a volte in stato di completa solitudine. Tutto ciò richiederebbe la costruzione di nuovi modi di stare in equilibrio e nuove energie. E proprio in questo momento in cui abbiamo poche risorse e non abbiamo avuto il tempo materiale di costruirle, siamo costretti a gestire un’emozione che non conoscevamo, la paura del contagio, una paura di un nemico invisibile e reale.

A questo punto sarebbe importante che gli psicologi ricordassero ai nostri politici e scienziati che sentire e mantenere vigile una certa quota di ansia non solo è normale ma ci protegge dal pericolo di essere contagiati e contagiare, ci mette in allarme e ci protegge, ci aiuta ad essere motivati ad attuare tutte le misure preventive e cautelative che il Governo ci ha invitato a prendere. Ansia e paura ci aiutano a mantenere con la giusta attenzione la distanza dalle altre persone quando andiamo al supermercato, ad avere la pazienza di lavarci spesso le mani contando fino a venti, a non toccarci la bocca o gli occhi durante la giornata.

Probabilmente tutte le persone che hanno fatto fatica a rispettare le restrizioni non si erano rese conto, o non si rendono ancora conto, che siamo in pericolo e che è di vitale importanza rispettare tutti le restrizioni governative in modo serio. L’informazione serve anche a loro e soprattutto a loro per sentire il “giusto grado” di ansia che serve a ricordarci che è assolutamente necessario rimanere in casa.

In molti si chiedono come mai i governanti di altri Paesi hanno aspettato tanto tempo prima di chiudere scuole, bar, ristoranti e attività. La risposta è “non hanno sentito la “giusta” quota di paura”.  La menta umana tende ad evitare la sofferenza e volte cerca di contrastare automaticamente le paure. In certe condizioni evita di pensare al peggio, tende a minimizzare o addirittura a negare la realtà. “Qui non succederà”. Ma il virus colpisce soprattutto chi non ha la “giusta” paura e minimizza le conseguenze del rischio di contagio.

Davanti al leone 

Ma cosa significa avere il “giusto” livello di ansia in questa situazione? Possiamo provare a usare una convenzione. Se trovarci davanti a un leone in libertà ci può far provare una paura quantificabile in 100, una “giusta” intensità di ansia quando usciamo di casa in questi giorni potrebbe essere sentire un’ansia 20, cioè quel grado di ansia che ci permette di essere vigili e di ricordare di mantenere la distanza di sicurezza. Se siamo in casa soli, dove non c’è rischio di contagio, possiamo sentire anche un’ansia pari a 0,1, perché in casa siamo al sicuro. E se il pensiero torna a quello che sarebbe potuto succedere senza le restrizioni governative o con gli assembramenti, un “giusto” grado di ansia potrebbe arrivare anche a 100: è pericoloso per noi e per gli altri, dobbiamo applicare il distanziamento sociale!

E se stare in casa e leggere le notizie ci spaventa più del dovuto, possiamo sempre decidere di non leggere il giornale e di non vedere le informazioni televisive, o di ridurle a una o due volte al giorno, ricordandoci spesso che seguendo le disposizioni degli esperti e del governo, restando in casa, possiamo sentirci realisticamente al sicuro. Mantenerci impegnati, inoltre, ci aiuterà a tenere la mente nel presente e a evitare di andare dietro inutili e dannosi rimuginii catastrofici. E chi volesse allenare la propria capacità di rimanere con l’attenzione nel qui ed ora per non rimuginare e non ci riesce, può seguire delle meditazioni di mindfulness, che si possono trovare facilmente e gratuitamente sui canali youtube di alcuni centri di meditazione.

Il bollettino relativo al numero dei nuovi contagiati di cui viene a conoscenza il Servizio Sanitario Nazionale e la Protezione Civile, il numero dei pazienti dimessi e delle persone dolorosamente decedute potrebbe dunque avere una funzione sociale importante. Ci ricorda che non dobbiamo abbassare la guardia e mantiene attiva l’ansia che serve a costruire quel senso civico di protezione reciproca che tutti noi, soprattutto in questa situazione, dovremmo avere. Sentire la “giusta” quota di ansia ci ricorda ogni giorno che la situazione è seria e che non possiamo agire facendo finta che non lo sia.

Una comunicazione chiara da parte delle istituzioni e degli scienziati sui fatti del giorno, almeno quelli che arrivano al SSN, sembra a questo punto necessaria per poter avere quel “giusto” livello di ansia che ci tiene vigili. Sapere come stanno i fatti, permette di elaborare i cambiamenti delle nostre vite e ci consente di sviluppare le risorse emotive necessarie per affrontare quello che sta accadendo in queste ore o quello che purtroppo potrebbe ancora accadere. Le menti umane hanno bisogno della verità per elaborare le “perdite”, prevedere, riorganizzare i piani e accettare i cambiamenti.

Il giusto livello di ansia

Come potremmo accettare di stare chiusi in casa un altro mese se non avessimo un giusto livello  di ansia che ci segnala che è saggio seguire le indicazioni delle istituzioni? Come possono le persone accettare le possibili future ristrettezze economiche senza trovare una ragione in questa paura che giorno dopo giorno che ci segnala che siamo di fronte a una situazione di straordinaria emergenza? La nostra mente ha e avrà sempre di più bisogno di “memorie” legate alla paura di questi giorni per accettare questi cambiamenti.

La “giusta” quota di ansia ci serve a comprendere la situazione e ad accettare radicalmente questa difficile delimitazione della nostra libertà personale e tutto quello che potrebbe succedere. Perché dovremmo tollerare tutto questo se non per la paura del contagio per noi stessi e per i nostri cari?

Rimane il problema delle persone che soffrono di disturbi di ansia o di traumi pregressi, che in questa situazione di emergenza rischiano di avere un ulteriore aumento della intensità dell’ansia e un peggioramento dei sintomi ansiosi. In soggetti psicologicamente vulnerabili, la paura del Coronavirus potrebbe infatti far emergere vecchi traumi e vecchie fobie.

Cosa fare? Anche per queste persone è importante sapere la verità per costruire un “giusto” senso di realtà. Può essere utile ricordare loro più volte al giorno che se seguono le misure di restrizione raccomandate dai virologi e dal Governo e rimangono nelle loro case, non ci saranno conseguenze sulla loro salute e su quella dei loro i cari. È dunque importante ricordare ripetutamente a queste persone che per evitare il rischio di contagio è sufficiente evitare i contatti sociali.

Sulla stessa barca

Ma che fare se la paura eccessiva e irrazionale persiste? A quel punto potrebbe essere di aiuto rivolgersi a uno specialista. Quasi tutti gli psicoterapeuti, in questo momento, stanno svolgendo la loro attività professionale attraverso delle videochiamate dalle loro abitazioni o dai loro studi, per sostenere i loro pazienti da punto di vista psicologico e allo stesso tempo proteggerli dal rischio di contagio degli studi medici.

“Siamo tutti sulla stessa barca” affermava Marina Abramović nel manifesto che creato nel 2018 e affisso sulla facciata di Palazzo Strozzi durante la sua mostra, a Firenze. E forse questa nuova “livella” ci consola. E se la consapevolezza del pericolo per noi stessi e per i nostri cari ci aiuterà a rimanere nelle nostre abitazioni, potremmo preservarci l’un l’altro e potremmo sentirci presto al sicuro, lontano dalla tempesta. Sentirci sulla stessa barca ci avrà salvato e lo avremo fatto insieme.

di Elisabetta Pizzi, psicologa e psicoterapeuta