Cos’è l’autocritica? Ci sono vari punti di vista su quest’argomento: l’opinione più comune è che avere uno spirito critico ci aiuta a rafforzarci e darci spunti di riflessione su noi stessi. Tuttavia, quando l’atteggiamento verso noi stessi è eccessivamente ipercritico, entriamo in un ambito patologico, ed è molto meno semplice rispondere a questa domanda.
Possiamo accorgerci delle conseguenze di un’autocritica eccessiva osservandone gli effetti pratici sulla qualità della nostra vita. Studi recenti condotti da psicologi di fama internazionale come Paul Gilbert hanno evidenziato ad esempio un’evidente correlazione fra comportamenti aggressivi, disordini emotivi, alcolismo e, in situazioni estreme, psicosi e suicidio, con l’ansia sociale che deriva da un’eccessiva autocritica e dal senso di vergogna che vi è collegato.
Sovrastimare i nostri errori
Il rapporto con le nostre emozioni è essenziale per mantenere l’equilibrio nelle relazioni e nelle scelte di vita, e un rapporto problematico con la percezione di noi stessi può farci sentire sconfitti rispetto alle aspettative che avevamo sulle nostre capacità, portandoci alla sensazione di distacco emotivo e sofferenza correlati alla depressione. L’estrema autocritica verso noi stessi ci può rendere incapaci di produrre immagini o pensieri rassicuranti e di fatto condurci, senza un adeguato supporto, a sovrastimare gli errori che commettiamo.
La costante attenzione verso i nostri limiti fa sì che ci concentriamo unicamente su noi stessi, senza farci rendere conto che di fatto le condizioni ambientali oggettive costituite dalla nostra famiglia e dai nostri amici influenzano notevolmente l’impressione che abbiamo di noi e dunque le nostre scelte. Un rapporto familiare disfunzionale in cui veniamo spesso criticati, giudicati o rifiutati, senza ricevere l’opportuna rassicurazione di essere comunque accettati anche di fronte ai nostri sbagli, ci può abituare a un meccanismo in cui ci risulta difficile lenire le nostre ferite, poiché proprio quell’autocritica che avevamo messo al centro del nostro schema mentale adesso sta danneggiando la nostra autostima.
Depressione e autocritica
Nel 1990 i noti psicologi Greenberg, Eliott e Foerster condussero uno studio molto significativo su persone condizionate da un comportamento depressivo derivato dall’eccessiva autocritica. A ogni paziente veniva suggerito di interpretare due ruoli, sedendosi su due sedie differenti: il primo ruolo era quello della parte interiore tendente all’autocritica, che “attacca” e ci porta a ripetere a noi stessi frasi come “Sono inadeguato e senza valore”; il secondo quello della risposta, ovvero la parte di noi stessi che dovrebbe invece portarci a rassicurarci sul nostro valore.
Ebbene, i pazienti con tendenze depressive e patologiche rispetto all’autocritica tendevano a confermare le sensazioni di inadeguatezza, mantenendo un atteggiamento insicuro complessivo, anche nella postura, quale sintomo di disagio. In altre parole, il paziente depresso e autocritico si sentiva estremamente debole quando tentava di difendersi dal suo stesso schema.
Perciò chi vive situazioni traumatiche, specie nell’infanzia, in cui subisce l’aggressione psicologica di una famiglia disfunzionale e ipercritica, tende a sentirsi non semplicemente subordinato a una figura più autoritaria, ma la fonte certa dello sbaglio e del disgusto o disprezzo che avverte intorno a sé.
Per questo motivo in molti individui ipercritici verso se stessi si riscontra un desiderio di eliminare parti di sé, che diviene preponderante al punto da sfociare in comportamenti autolesionistici.
È dunque molto importante capire che l’autocritica può essere molto più di una semplice autovalutazione negativa, e può influire, in assenza di una guida adeguata, sullo sviluppo di tendenze patologiche.
Comments are closed.