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Buon compleanno, hikikomori

Forse avete già sentito questa parola, ma chi sono gli hikikomori? “Hikikomori” è un termine giapponese che indica chi decide di ritirarsi dalla vita sociale per lunghi periodi, talvolta anche anni, rinchiudendosi nella propria camera da letto, senza aver nessun tipo di contatto diretto con il mondo esterno. È una condizione patologica che, secondo le ultime ricerche, negli ultimi anni è molto cresciuta: in Italia si stimano oggi intorno a 100mila casi. Ma allo stesso tempo, proprio per la sua natura estremamente privata, è un disagio ancora poco conosciuto e sono scarsi i mezzi per aiutare questi ragazzi e giovani che hanno in genere dai 14 ai 30 anni.

Happy Birthday

Lorenzo Giovenga, giovane regista romano, è fra i pochi ad aver acceso un riflettore sul mondo degli hikikomori e lo ha fatto con un cortometraggio, Happy Birthday, presentato con successo alla scorsa Mostra del Cinema di Venezia. Un progetto ambizioso che ha visto il sostegno di nomi importanti dello spettacolo, come Fortunato Cerlino (il Pietro Savastano di Gomorra), Achille Lauro e Terry Gilliam (regista noto anche per aver fatto parte negli anni Settanta dei gloriosi Monty Python).

hikikomori con Jenny De Nucci-
“Happy Birthday”, un corto che parla degli hikikomori

Lorenzo ci racconta come ha conosciuto il mondo degli hikikomori e quello che ha capito di loro. «Il mio incontro con questo fenomeno è nato in maniera abbastanza casuale: stavo facendo delle ricerche per un corto e mi sono imbattuto nel tema degli hikikomori, che non conoscevo affatto. Mi ha subito incuriosito e mi sono messo in contatto con l’associazione Hikikomori Italia, insieme alla quale ho cominciato a capire meglio questo disagio e lavorare per raccontarlo in un film. Quello che per me era importante era trovare una chiave narrativa originale, in grado di parlare ai ragazzi, e non fare una “pubblicità progresso” vecchio stile. Perciò, dato che non era possibile spiegare in 15 minuti una realtà così complessa, ho preferito usare un linguaggio più vicino ai miei riferimenti cinematografici, di genere distopico alla Black Mirror, per dare un taglio più universale alla vicenda».

Com’è stato accolto Happy Birthday dalla comunità di hikikomori?

Un film ha esigenze di “spettacolo” diverse da quelle di un’inchiesta: per questo ho scelto di mettere in scena il contrasto fra la vita reale di un’hikikomori (interpretata da Jenny de Nucci), chiusa al buio nella sua camera, e una festa di compleanno esagerata, coloratissima, stile Alice nel Paese delle meraviglie. Ma nonostante il corto si distaccasse da una rappresentazione piana della realtà, è stato molto apprezzato sia dai ragazzi hikikomori che dai loro genitori, che mi hanno mandato tanti messaggi di condivisione e ringraziamento. Con Happy Birthday abbiamo, credo, portato tante persone a incuriosirsi e a documentarsi sui internet.

Che cosa hai capito di questo fenomeno?

Intanto che essere hikikomori è diverso da essere internet-dipendenti: questi ragazzi non si chiudono in camera per giocare per ore col PC o col cellulare, ma perché odiano il mondo esterno, non si riconoscono nella società e usano la rete solo per entrare in contatto fra di loro. Il che non sempre è un bene, perché barricati nelle loro chat non fanno che rafforzarsi l’un l’altro nel loro disprezzo per la società. Non sono poche le chat che sono state chiuse perché istigavano comportamenti autodistruttivi.

Come sei riuscito a radunare un cast così importante?

Il cast è merito della produttrice, Manuela Cacciamani di One More Pictures. Tutti i componenti del cast hanno fatto un lavoro splendido, forse anche perché si sono sentiti molto coinvolti dall’argomento: da Fortunato Cerlino a Jenny de Nucci, che fino ad allora aveva fatto solo televisione, una vera scoperta. E poi naturalmente Achille Lauro, reduce del successo a Sanremo: temevo che si atteggiasse a star, invece sul set è stato umilissimo, si è innamorato dei costumi di Andrea Sorrentino e ci ha regalato ben due canzoni. Ciliegina sulla torta la locandina disegnata da Terry Gilliam, che si è riconosciuto nel progetto dal punto di vista artistico.

Pensi di continuare la tua esplorazione nel mondo del disagio giovanile?

Sì, ora sto lavorando a una serie che si basa sul rapporto fra genitori e figli all’epoca delle nuove tecnologie. In ogni puntata approfondiremo un tema, cyberbullismo, fake news e così via: Happy Birthday mi ha insegnato anche che i conflitti fra genitori e figli oggi sono diversi. In questo senso mi sembra emblematica la storia che ho letto di una youtuber russa costretta dai genitori a continuare a fare la blogger per motivi di soldi anche se voleva dedicarsi ad altro.

Secondo te è vero che il lockdown ha favorito l’insorgere della sindrome hikikomori, come dicono alcuni osservatori?

È ancora da capire bene, ma come molti penso che si tratta di un disagio molto profondo nei confronti del mondo, che non può essere influenzato da contingenze esterne. Dico di più. Quando ho sentito i loro racconti, mi sono reso conto che questi ragazzi stanno chiusi in casa per gli stessi motivi per i quali anche a noi “normali” spesso capita di non volerci alzare dal letto e dire a noi stessi “oggi voglio restare sotto le coperte”: perché abbiamo un esame difficile, una riunione pesante, qualche compito spiacevole da portare a termine. Vogliono fuggire da un mondo di cui hanno paura, ma è la paura che abbiamo tutti noi di questa società competitiva, che pensa solo alla massa, non ai singoli, per la quale siamo tutti numeri, like. Insomma, credo che ci sia un po’ di hikikomori in tutti noi.

 

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