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Come difendersi dalla propria invidia e da quella altrui

Uno dei tormenti principali dell’invidia sta proprio nel prendere atto di essere invidiosi, con tutte le implicazioni degradanti che questo comporta. È comprensibile quindi che l’invidioso tenti di difendersi dal suo stesso sentimento, cercando di negarlo, camuffarlo o di trasformarlo in qualcosa d’altro. Le manovre difensive dell’invidioso sono essenzialmente di tre tipi.

La negazione della propria inferiorità

L’invidioso nega che sia in atto un confronto con l’invidiato, oppure che questo lo ponga in una condizione di inferiorità. In genere questo avviene intervenendo sull’importanza dell’oggetto del confronto, riducendola o negandola del tutto: in tal modo l’invidioso evita di riconoscere la sua mancanza di potere rispetto allo scopo in questione. Infatti il nostro potere conta in quanto è un mezzo per raggiungere un determinato obiettivo, se l’obiettivo non c’è o non ha particolare valore, non ha senso considerarsi inadeguati o incapaci.

La giustificazione del malanimo

Un’altra strategia messa in atto dall’invidioso consiste nell’attribuire all’altro un atteggiamento aggressivo (ad es. “sbandierare” un certo successo professionale), trasformando quello che è un dato di fatto (l’inferiorità nel confronto in atto), in un danno inflitto di proposito dall’invidiato.

Altri, invece, tentano di giustificare il malanimo travestendolo da indignazione e risentimento: l’invidiato non merita il suo successo, perché l’avrebbe ottenuto in maniera disonesta, violando senz’altro qualche regola e danneggiando qualcuno più meritevole di lui. Quando inoltre, il “più meritevole” è l’invidioso stesso, che si vede derubato da un successo che gli spettava, entra in campo il tentativo di trasformare una mancanza in una perdita, e quindi l’invidia in gelosia.

Nell’ambito dei tentativi dell’invidioso di giustificare in qualche modo il malanimo, rientra anche l’attribuzione del successo dell’invidiato ad un banale colpo di fortuna. In questo caso, dal momento che le capacità e l’impegno personali non sono stati chiamati in causa, di fatto non si stabilisce una presunta superiorità dell’uno sull’altro.

La lotta contro l’invidia: partecipare della gioia dell’altro

La strategia più interessante e forse risolutiva da parte dell’invidioso consiste nel trasformare un obiettivo parallelo in un obiettivo comune: identificandosi con l’invidiato, può condividere con lui la soddisfazione per il successo ottenuto.

All’inizio questa operazione è molto complessa e richiede di ridurre la dissonanza cognitiva tra lo stato d’animo dell’invidioso di delusione e la dimostrazione di essere felice per l’altro. Tuttavia, studi di psicologia sociale hanno dimostrato che, cercando di sforzarsi di provare stati d’animo congrui al comportamento esibito, è possibile ridurre progressivamente lo scarto tra il comportamento stesso (mostrare di essere felici, di “fare il tifo” per l’altro) e i sentimenti reali da parte dell’invidioso. In questo ultimo caso, gioca un ruolo decisivo la coscienza morale dell’invidioso, ovvero provare ribrezzo per un sentimento così ignobile “per lui” come l’invidia.

E l’invidiato, come può difendersi?

Venendo ora ai meccanismi di difesa dell’invidiato, è stato dimostrato che la strategia vincente è proprio quella di incentivare i comportamenti “partecipativi” da parte dell’invidioso, a scapito di quelli “competitivi”, condividendo in qualche modo con lui il proprio vantaggio.

Alcune forme di condivisione sono chiaramente di natura simbolica, nel senso che l’invidiato (o invidiabile), pur conservando il proprio vantaggio, ne offre una piccola parte al potenziale invidioso, perché festeggi con lui o sia comunque gratificato e ben disposto all’attenzione che riceve.

Tanti riti di festeggiamento per momenti importanti della vita sociale (es. cerimonie nuziali, o ricorrenze religiose della comunità), possono essere interpretati anche come un sistema che le diverse società hanno trovato per impedire che alcuni suoi membri raggiungano stabilmente una condizione di vantaggio sugli altri. Istituzionalizzando, per così dire, delle misure anti-invidia.

L’invidia – Che cos’è, perché la proviamo e come difendercene: terza e ultima parte. I due articoli precedenti sono stati pubblicati il 4 giugno e il 29 giugno.

Fonte: Maria Miceli, L’invidia. Anatomia di un’emozione inconfessabile, Bologna, Il Mulino, 2012.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

2 Comments

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    • Alessandro Arcari Alessandro Arcari

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