Ho adorato mio padre fino alla maggiore età. Nell’infanzia è stato il mio esempio, il mio mito e il mio confidente migliore.
Dai diciotto anni fino a pochi anni fa invece ho vissuto una serie di contrasti con lui che hanno inficiato sensibilmente il nostro rapporto. Ero convinto che lui contrastasse le mie scelte di vita e pensavo non avesse stima nei miei confronti. Mi sono sempre sentito come il figlio che non segue il “seminato”, la pecora nera che s’illude di poter vivere in maniera libera al di fuori del sicuro tracciato paterno fatto di realismo e concretezza.
Ero ossessionato dall’idea che dovevo resistere alle sue pressioni per affermare il mio diritto ad una vita libera e diversa da quella che lui aveva in mente per me.
Qualche anno fa a seguito di una serie di eventi ho cominciato una terapia con una terapeuta cognitivista, legata ad altrimenti, e piano piano ho scoperto come i miei pensieri condizionassero la mia vita ed il mio comportamento. Ho scoperto come le modalità relazionali che avevo con le altre persone, ed in particolare con mio padre, seguissero un modello mentale totalmente virtuale non basato sui fatti reali, ma sulla mia rappresentazione personale di essi.
Spesso queste due visioni, quella reale e quella virtuale si distaccava notevolmente fino a portarmi a conclusioni totalmente differenti. In pratica non riuscivo più a vedere mio padre come era in realtà, con tutti i suoi pregi e tutti i suoi difetti, ma continuavo a vederne la proiezione che era presente nella mia mente e che seguiva un modello oramai consolidato negli anni, tanto scontato quanto immutabile. Ogni sua azione, ogni sua parola veniva analizzata dal mio modello ed incanalata verso dei percorsi relazionali ben collaudati e conosciuti che mi impedivano di apprezzare qualsiasi variazione e novità che potesse minimamente mettere in discussione il modello stesso.
Tutto ciò non solo m’impediva di vedere come era veramente mio padre e quale era la sua considerazione per me, ma mi portava ad avere un atteggiamento difensivo nei suoi confronti.
La conseguenza era che mi allontanavo da lui emotivamente. In pratica per difendermi meglio non mi scoprivo e cercavo di non raccontargli le cose importanti della mia vita e i miei pensieri. Prima ancora di aprire la bocca “vedevo” il suo atteggiamento di rifiuto e “immaginavo” il dolore che ciò avrebbe provocato in me. E quindi tacevo.
Purtroppo questo mio atteggiamento gettava benzina sul fuoco e peggiorava ancora di più la situazione. Lui infatti, essendo una persona molto intelligente e sensibile, percepiva questa distanza emotiva e la interpretava, a sua volta, secondo il suo modello mentale che era, come spesso capita ai genitori, dominato dalla paura della perdita del figlio in termini non solo fisici, ma anche e soprattutto affettivi. Più io mi distanziavo affettivamente più lui si spaventava e, di conseguenza, assumeva atteggiamenti più indagatori che il mio modello mentale mi suggeriva fossero unicamente mirati al controllo della mia vita e quindi alla messa in discussione della mia indipendenza.
Con la psicoterapia ho realizzato tutto ciò e ho cominciato a sperimentare un nuovo modello relazionale con lui. I risultati sono stati entusiasmanti e ho scoperto finalmente la vera indole di mio padre, la sua sensibilità meravigliosa e la sua generosità e umanità. Tutto ciò è avvenuto pochi anni prima che morisse, ma ho avuto il tempo per instaurare con lui un rapporto di profonda intimità quale non avevo mai avuto in tutta la mia vita. Ho smesso di mettermi sulla difensiva e ho lasciato fluire dentro di me sentimenti di tenerezza ed empatia per questa persona anziana in difficoltà. Ho provato per la prima volta un senso di protezione per lui e sono riuscito ad aiutarlo a superare delle prove molto impegnative che la sua malattia gli ha posto di fronte e questo ci ha unito ancora di più.
Alla fine il nostro distacco è avvenuto in maniera molto naturale e ci siamo sentiti come due naufraghi che hanno lottato tutta la vita con il mare agitato e finalmente erano riusciti ad approdare su un’isola meravigliosa, sani e salvi per cominciare una nuova vita insieme.
Vorrei che altre persone potessero avere questa possibilità prima di separarsi dai loro genitori. Vorrei che il mio modesto contributo all’Associazione venisse utilizzato in questo senso, sperando di poter aiutare qualcuno che ha vissuto un’esperienza simile alla mia.
Auguro ad altrimenti che questa sia la prima di tante donazioni.