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Disturbo borderline: informazioni utili per i familiari

Inghiottiti dal vortice della sofferenza, i familiari di persone con disturbo borderline si trovano spesso ad affrontare da soli le situazioni più critiche.

Il disturbo borderline di personalità (DBP) è un disturbo caratterizzato da un’instabilità pervasiva nei rapporti interpersonali, un’instabilità nell’immagine di sé e una marcata impulsività. Chi ne è soffre mostra delle reazioni emotive molto intense che oscillano drammaticamente anche per motivi apparentemente poco importanti. Questi cambiamenti d’umore sono dovuti a una difficoltà biologica a regolare le proprie emozioni.

Vivere con una persona con DBP vuol dire vivere sulle montagne russe insieme a loro. I familiari di persone con disturbo borderline si trovano il più delle volte soli nelle situazioni più critiche.

Cosa può fare un familiare? 

Esistono oggi dei programmi per familiari di persone con disturbo borderline finalizzati a fornire informazioni e a sostenere chi ne ha bisogno. Uno di questi è la Family connection, una rete di familiari volontari che ha lo scopo di diffondere un protocollo di psicoeducazione per parenti e amici di persone con DBP. Da qualche anno ci sono gruppi di Family connections anche in Italia (http://borderline-italia.it).

Può inoltre rivolgersi a degli esperiti di questo disturbo specializzati in un trattamento psicoterapico che funzioni, ossia uno di quei trattamenti la cui efficacia è stata dimostrata scientificamente attraverso studi sperimentali randomizzati e controllati (Randomized Control Trials, RCTs). Nella realtà anglosassone gli approcci empiricamente validati sono indicati dalle Linee guida NICE (National Institute for Health and Care Excellence) un istituto che indica orientamenti e consigli basati sulla ricerca per coloro che forniscono e commissionano servizi sanitari, di salute pubblica e di assistenza sociale. In Italia c’è meno informazione.

I trattamenti più efficaci

Attualmente i trattamenti che risultano efficaci per la cura di questo disturbo sono quattro: il Mentalization Based Treatment (MBT) di Anthony Bateman e Peter Fonagy, la Transference Focused Psychotherapy (TFP) elaborata dal gruppo di ricerca e di clinica coordinato da Otto Kernberg, la Schema Focused Therapy (SFT) di Jeffrey Young e la Dialectical Behavior Therapy (DBT) di Marsha Linehan. Quest’ultimo è il trattamento scientifico per il DBP più diffuso nel mondo, probabilmente più generalizzabile e più studiato, con oltre 20 studi di ricerca condotti rispettano la “regola” della ricerca degli studi randomizzati controllati. Questi trattamenti incominciano ad essere diffusi anche in Italia.

Ci sono infine delle Linee guida per familiari, pubblicate dalla The New England Personality Disorder Association e usate all’interno del Programma di Gruppo Multifamiliare del Prof. John G. Gunderson, che sono tradotte in italiano e facilmente consultabili attraverso il sito americano di Family Connections. (http://www.borderlinepersonalitydisorder.com/wp-content/uploads/2016/01/GuidelinessItalian.pdf?x33828)

 

Come “Raccontare la cura” in un libro

Il libro di Michele Sanza e Sara Valerio racconta del progetto d’implementazione delle Linee di Indirizzo della Regione Emilia Romagna sui Disturbi Gravi di Personalità, destinate alle persone con diagnosi di DBP, e narra alcune esperienze di cura dei pazienti.

Nella foto, un momento della presentazione del volume presso la Biblioteca Angelica a Roma,  in un evento organizzato da Altrimenti in collaborazione con Itaca Roma. Fra i partecipanti l’Ex Ministro della Salute Livia Turco, moderatrice la giornalista e conduttrice televisiva Myrta Merlino. In sala tanti pazienti e familiari, tra cui un piccolo movimento di mamme di Genova, nato per aiutare i propri figli affetti da disturbo borderline.

Il disturbo borderline: un dolore difficile da raccontare

«Le emozioni sono così intense che certi giorni è difficile alzarsi dal letto, andare a lavoro o anche semplicemente essere se stessi. Ti viene voglia di farti del male, non vuoi sentirti così ogni singolo giorno. Non capisci cosa ti sta succedendo e ti chiedi: perché devo stare così?».

La sofferenza a cui il giovane Donovan non riesce a dare un nome è conosciuta in ambito psicologico come Disturbo Borderline di Personalità (DBP). Cambi di umore improvvisi, instabilità dei comportamenti e delle relazioni sociali, impulsività e difficoltà ad organizzare i propri pensieri sono solo alcuni dei sintomi sperimentati da chi soffre di DBP.

Dalla gioia alla tristezza, dalla rabbia al senso di colpa. La persona affetta da disturbo borderline oscilla continuamente tra emozioni contrastanti o, addirittura, le sperimenta tutte insieme. Il risultato è una sensazione di caos che confonde e spaventa sia chi prova tutto questo sulla propria pelle, sia i familiari che nella maggior parte dei casi non sanno come rapportarsi al proprio caro. Anzi, spesso sono proprio le relazioni affettive a innescare la miccia della disregolazione emotiva.

Un rifiuto, una critica, una disattenzione, o semplicemente un’aspettativa disattesa, sono sufficienti a suscitare reazioni di rabbia e dolore in chi è affetto da DBP. Una rabbia e un dolore intensissimi, repentini, duraturi e soprattutto ingestibili. Regolare le proprie emozioni diventa un compito faticoso e quasi sempre fallimentare. Alla sofferenza queste persone rispondono con atti impulsivi, litigi, risse. Al caos e alla paura con abuso di droghe, abbuffate di cibo, spese sconsiderate, promiscuità sessuale e gioco d’azzardo.

Nonostante il disturbo borderline colpisca circa l’1% della popolazione, sono ancora in pochi a conoscerne l’esistenza. «Un tipo strano, diceva tutto e il contrario di tutto». Prima o poi capita di incontrare qualcuno che parla senza seguire un filo conduttore, che racconta mille episodi senza trarne conclusioni logiche, che parla di sé e degli altri cambiando continuamente opinione. E se non fosse un tipo strano? Se fosse una persona che soffre di disturbo borderline?

È come se uno strato di pelle fosse stato strappato via, lasciando scoperti i nervi, che a questo punto sentiranno ogni impercettibile vibrazione dell’aria. Le persone con DBP avvertono ogni comportamento altrui come potenzialmente lesivo. Soffrono per ragioni che lascerebbero completamente indifferenti soggetti emotivamente meno fragili. Si buttano a capofitto nelle relazioni (familiari, amicali, amorose), dando tutto e pretendendo di più: le vie di mezzo non sono contemplate. La paura dell’abbandono è una costante compagna di viaggio, per questo chi soffre di DBP tenderà a dividere il suo mondo relazionale in buoni e cattivi e ad aggrapparsi fortemente alla prima categoria. L’idealizzazione delle persone amate o ammirate è un tratto comune, così come la repentina svalutazione delle stesse persone. Il confine tra buoni e cattivi è mobile. Una delusione o un comportamento sbagliato bastano a etichettare un buono come cattivo. L’altro è spesso percepito come dannoso, ostile, giudicante.

Nella testa di chi soffre di DBP nasce così la convinzione di non essere amato, o peggio, di non meritare amore. «Non valgo niente!», «Sono un bluff!», «Sono inconsistente! », «Sono sbagliato!» sono pensieri ricorrenti. Fuori c’è un mondo avvertito come nemico, dentro un giudice severo e poco incline a perdonare gli errori.  Il risultato è una penetrante sensazione di solitudine, abbandono e paura. Un senso di vuoto al quale le persone affette da disturbo borderline possono reagire con stati di dissociazione mentale, abuso di droghe e alcol, atti lesivi e tentativi di suicidio.