La terapia dialettico-comportamentale (Dialectical Behavior Therapy – DBT) è un trattamento cognitivo-comportamentale sviluppato da Marsha M. Linehan, professoressa di Psicologia Clinica presso la Washington University di Seattle.
Il disturbo borderline. La DBT è particolarmente indicata per la cura di persone con diagnosi di Disturbo Borderline di Personalità (DBP) e con comportamenti cronicamente suicidari. Chi presenta il DBP manifesta instabilità nelle aree dell’identità (ad esempio immagine di sé instabile, spesso sottoposta a forte autocritica), dell’emotività (emozioni intense, repentini cambiamenti di umore, intensi stati di rabbia, depressione e vuoto, stati dissociativi) e delle relazioni interpersonali (rapporti intensi, conflittuali, caratterizzati dal timore di rifiuto, separazione e abbandono da parte dell’altro, oscillanti tra gli estremi di idealizzazione e svalutazione). Altra caratteristica peculiare del disturbo sono i comportamenti impulsivi (attività potenzialmente pericolose, abbuffate, abuso di sostanze, gioco d’azzardo, spese eccessive, promiscuità sessuale, autolesionismo, condotte suicidarie). Per chi soffre di DBP gestire le proprie emozioni può diventare estremamente difficile, per cui il rischio di suicidi è molto elevato (dieci volte quello delle persone non affette da DBP).
Quattro parti. Il trattamento si compone di quattro elementi: una psicoterapia individuale, un gruppo di skills training, un servizio di coaching telefonico ed un team di consultazione tra terapeuti.
La psicoterapia individuale. Il percorso individuale con un terapeuta mira inizialmente a motivare e sostenere il paziente rispetto all’adesione al percorso stesso. Successivamente il terapeuta aiuta il paziente a gestire quei comportamenti che interferiscono con la vita e la qualità di vita, sollecitando l’applicazione nel quotidiano delle abilità apprese nel gruppo di skills-training. In una fase ancora successiva terapeuta e paziente lavorano sull’elaborazione dei traumi del paziente. La terapia individuale si svolge generalmente una volta a settimana, in parallelo con il gruppo di skills training.
Il coaching telefonico. Il coaching telefonico consiste nella possibilità da parte del paziente di contattare il terapeuta per fronteggiare momenti particolarmente critici della sua vita (ad esempio gli impulsi suicidari).
Il gruppo di skills training. L’espressione “skills training” letteralmente significa “allenamento di abilità”. L’obiettivo, infatti, è insegnare ed esercitare determinate abilità cognitive, emotive e comportamentali che permettono la regolazione di emozioni e comportamenti disregolati (sia individuali, che relazionali). Di solito lo skills training si svolge in contesto di gruppo, ma in casi particolari può essere insegnato anche individualmente. Il gruppo può variare da un minimo di 3 ad un massimo di 8 partecipanti e viene condotto da un leader ed un co-leader. Gli incontri, di un’ora e mezza o due, sono a cadenza settimanale. Il trattamento ha una durata complessiva di circa 6 mesi, ma può essere ripetuto per aumentarne l’efficacia. Lo skills training è a sua volta organizzato in quattro moduli: a) mindfulness b) efficacia interpersonale c) regolazione emotiva d) tolleranza della sofferenza.
La mindfulness è l’abilità di “porre attenzione al momento presente, in modo intenzionale e non giudicante” (Jon Kabat-Zinn). Attraverso questo tipo di meditazione si aumenta l’attenzione al momento presente, la capacità di accettare la realtà così com’è e quella di fare scelte sagge.
Il modulo efficacia interpersonale mira a sviluppare la capacità di perseguire i propri desideri ed obiettivi mantenendo buone relazioni con gli altri.
Il modulo regolazione emotiva allena il padroneggiamento delle emozioni negative ed il potenziamento di quelle positive.
Nel modulo tolleranza della sofferenza ci si allena a superare l’intolleranza e l’ostinazione in modo che, nei casi in cui la situazione non possa essere cambiata, non venga esasperato il dolore. Tollerare la sofferenza è parte integrante dell’accettazione di se stessi e della realtà che si è costretti ad affrontare. Senza accettazione della realtà così com’è non può esserci cambiamento.
Diciotto ricerche, condotte attraverso esperimenti randomizzati e controllati, annoverano la DBT tra le terapie più efficaci nel trattamento del disturbo borderline.