La psicoterapia sensomotoria (Sensorimotor Psychoterapy) nasce dal lavoro della psicoterapeuta Pat Ogden e dei suoi colleghi, che hanno integrato la terapia orientata al corpo con teorie ed approcci terapeutici diversi (teoria dell’attaccamento, terapia cognitivo-comportamentale, terapia psicodinamica, ricerche di neuroscienze e studi sulla dissociazione). Questo trattamento è centrato sul corpo e risulta particolarmente indicato per la cura dei traumi psicologici. Per trauma psicologico si intende un evento in cui la persona sente minacciata l’integrità psico-fisica, quindi anche la vita, propria o altrui. Gli eventi da cui possono scaturire i traumi sono ambientali, come ad esempio un incidente stradale, o relazionali, come rapporti caratterizzati da violenza fisica o psicologica.
Il corpo al centro. Recenti ricerche hanno dimostrato che i traumi hanno profondi effetti sul corpo e sul sistema nervoso, in particolare danneggiano la regolazione fisiologica ed emotiva e l’elaborazione delle informazioni. Da questi studi si evince, inoltre, che molti dei sintomi che presentano i soggetti traumatizzati sono governati a livello somatico e non ai livelli cognitivo ed emotivo. E’ questo il motivo per cui la terapia sensomotoria interviene innanzitutto a livello corporeo, favorendo nel paziente la cosiddetta elaborazione “bottom up” (letteralmente dal basso verso l’alto, ossia dal corpo, alle emozioni, al pensiero), piuttosto che quella “top down” (letteralmente dall’alto verso il basso, ossia dal pensiero, alle emozioni, al corpo), che caratterizza gli approcci terapeutici non centrati sul soma.
Come funziona. La terapia sensomotoria aiuta il paziente a prendere consapevolezza del proprio corpo prestando attenzione a tutte le sue manifestazioni (ad esempio tensioni, tremori, spinte, tendenze all’azione, piccoli movimenti) e lo stimola a notare le relazioni che intercorrono tra organizzazione fisica, emozioni e convinzioni. Questo trattamento mostra che le risposte somatiche date dal paziente nel passato (ad esempio blocchi nel movimento), che allora avevano una funzione adattiva, ancora influenzano il presente della persona in maniera disfunzionale. Secondo questa prospettiva, quindi, risulta necessario sostituire tali risposte non adattive, divenute ormai automatiche, con risposte che al contrario inducono nel paziente senso di sicurezza, di legittimità, di efficacia e di autostima.
Nell’affrontare gli eventi traumatici, nel paziente comprensibilmente si riattivano sensazioni ed emozioni dolorose, per cui una prima fase della terapia viene dedicata alla riduzione dei sintomi legati al trauma e alla stabilizzazione dell’attivazione somatica (arousal). In pratica al paziente vengono insegnate diverse risorse somatiche che permettono di allargare la cosiddetta finestra di tolleranza, ossia lo spazio entro il quale la riattivazione del trauma è percepita come sopportabile.
In una fase successiva della terapia, affinché il richiamo delle memorie traumatiche non traumatizzi nuovamente il paziente, il terapeuta compensa l’accesso agli elementi traumatici con l’accesso alle risorse precedentemente apprese dal paziente e sollecita in lui stati di mindfulness (consapevolezza del qui ed ora) che, mantenendo l’attenzione del soggetto sul presente, permettono la regolazione dell’arousal. Nel richiamare le memorie traumatiche, l’attenzione iniziale rivolta al corpo, e non agli aspetti emotivi e cognitivi dell’esperienza, permette al paziente di restare in una condizione di sicurezza. In questo modo il paziente inizia l’elaborazione del trauma a livello fisico, inglobando solo successivamente le sue componenti emotive e cognitive. In questa fase il paziente sviluppa un senso di padronanza o di trionfo su sensazioni, emozioni ed impulsi intensi associati alle memorie traumatiche.
Nell’ultima fase della terapia, il terapeuta ha l’obiettivo di sviluppare nel paziente un senso di sé integrato, di aumentare la sua capacità di provare piacere, di risolvere i suoi problemi relazionali e di facilitare il suo reinserimento sociale, in modo che il paziente possa costruire o ricostruire finalmente una vita oltre il trauma.